martedì 3 febbraio 2009

Shopping

Sono andata a fare shopping con un amico. Va bene! Abbiamo avuto una storia, ma adesso è finita. No, davvero! E’ solo che l’esistenza ci costringe per qualche ragione a rimanere vicini. Come se le nostre anime non abbiano ancora completato fino in fondo il motivo che le ha fatte incontrare, come se ci fosse ancora qualcosa in sospeso che io e lui dobbiamo ancora imparare e possiamo farlo solo l’uno dall’altra, e non saremo liberi l’uno dall’altra finché non lo capiremo, questo qualcosa.
Ad ogni modo, siamo andati a fare shopping e mi sono accorta che mi piaceva, che stavo bene: non ero tesa come al solito, muta e arroccata sulle mie motivazioni. Mi piaceva guardare e scegliere le cose insieme, mi piaceva cercare i maglioni che gli piacciono per farglieli provare. So come gli piacciono: semplici, senza scritte, a girocollo, leggeri, senza colori sgargianti e possibilmente a tinta unita, arancio, verde, ma soprattutto giallo. A lui piace il giallo. Poi le scarpe: a pianta larga, color cuoio e soprattutto leggere. Niente carri armati o stivali o punte esagerate. Subito dopo... aspetta un attimo, torna indietro, ho detto giallo... ma certo il giallo, lui adora il giallo! Forse è per questo che ci siamo incontrati!
E’ impossibile negare che siamo molto simili nella personalità: stessi meccanismi, stessi punti d’ombra, stesse tendenze. Così simili che a volte mi sembra di guardarmi allo specchio quando lo vedo agire, di rivedere me, tanto le parti che detesto quanto quelle che adoro e che mi/lo rendono amabile. E adesso colgo anche l’aspetto karmico, per così dire: si, il giallo, il colore della gioia che ci è stata negata da piccoli, che ci neghiamo da adulti (dico quella vera, quella che spara dal cuore come una bomba atomica), la gioia del proprio sé, la luce che abbiamo regalato - per amore -, accettando di oscurarla con un panno nero per non abbagliare gli amati, loro che avevano bisogno, da parte nostra, di una presenza silenziosa e accomodante, di una presenza-assente che li rendesse sicuri nella loro insicurezza e protetti nella loro cieca ordinarietà.
Sono andata a fare shopping con un amico. Lui ha comprato mille cose, io ho avuto il coraggio di proporre una sola gonna per me. E quando mi ha detto: “dai comprala, perché a te stanno bene le gonne”, non ho saputo trattenere le lacrime, espressione di un dolore che si risveglia, paradossalmente, proprio quando da fantasma vengo per un attimo vista in controluce.

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