mercoledì 21 gennaio 2009

America

Sebbene io non guardi più la televisione oramai da tempo e mi tenga ben lontana dai quotidiani e dalle riviste di attualità (quel poco che mi serve per restare in contatto con il mondo lo prendo direttamente da internet) e sebbene fossi a conoscenza della festa per l’insediamento di Obama, questo evento di per sé non aveva suscitato in me alcun interesse tale da richiedere approfondimenti specifici. Ma si sa, viviamo in un mondo globale, e quindi, mentre me ne stavo tranquilla a fare la spesa in un piccolo supermercato, sono stata coinvolta nella cronaca accalorata dell’evento americano e catapultata nell’emozione eccitata e piena di speranze di questo popolo per molti versi così distante da me.
Ogni Paese è portatore di qualità e difetti specifici che lo caratterizzano e gli danno forma (mi chiedo ancora quale sia al momento la qualità specifica del popolo italiano) e l’America, lasciatemi essere banale, né ha uno che è assolutamente da apprezzare: l’ENTUSIASMO.
E’ una nazione oramai alla frutta, con problemi diffusi sia dentro che fuori, sia generali che particolari, ma nonostante ciò ha la forza di crederci ancora una volta, di lasciarsi prendere dall’emozione e rivivere il sogno della possibilità. La possibilità di un mondo migliore, di un mondo nuovo, di un mondo perfetto dove regni per sempre la giustizia ed il bene. In quei momenti lì ogni difficoltà sembra superabile, ogni problema risolvibile, perché è arrivato l’uomo nuovo, l’incarnazione perfetta di tutti i singolarissimi e gli individualissimi desideri degli americani.
E’ come immedesimarsi in un film – ovviamente hollywoodiano – e diventare quella realtà e lasciarsi trasportare da essa. Che poi duri un minuto o un anno, che poi sia solo immaginazione o fumo, questo è irrilevante. L’importante è crederci!

P.S. - Vi immaginate lo squallore di un Berlusconi o di un Napolitano day? Rassegniamoci: il sogno, non fa proprio parte delle nostre qualità di italiani.


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