lunedì 26 gennaio 2009

Kali

Si spogliò nuda. Il corpo in faccia: le gambe, i seni, la fica. Non le scarpe. Gridava e capiva ogni cosa. Fuori arrivavano solo le lacrime, gli occhi spalancati ed una violenza determinata. Ogni poro della pelle e dell’anima gridava, gridava e odiava, indistintamente.
Era capace di fare di più e di più, al di là di ogni loro aspettativa, di ogni loro più recondita fantasia. Era capace di creare odio puro: un liquido denso, nero, vischioso. Qualcosa che impregna l’aria e l’immerge. Qualcosa di pesante ed irrespirabile. Qualcosa che sembra la fine, un ricordo di cui non ci si può più dimenticare.
Si spogliò nuda. Ed era come un animale in trappola: nessuna speranza, scacco matto, morte sicura. E allora esprime il meglio di sé, tutte le forze insieme, per l’ultima morte - la fine è certa - per l’ultimo gioco in cui non c’è vittoria, né rivincita. Ma che la fine non lasci alcun residuo di sé, che sia totale, con tutto il cuore e lo spirito. Fine totale, che non nasconda il rischio di una speranza o l’oscenità di una rinascita.Pensò a Shiva in quel momento. Nuda e con la violenza in corpo: il simbolo della distruzione creativa, figura di quel gioco che si ripete noiosamente ad ogni masturbazione maschile.
Pensò a Shiva e rise della sua innocuità: parte del gioco, polo del cerchio, distruzione ingannevole che finge e invece dà la vita.Kali, invece, Kali è la vera essenza della distruzione.Sentiva Kali in quel momento. Nuda, il corpo in faccia: le gambe, i seni, la fica. Non le scarpe.
Era esattamente come lei. Il motivo della rabbia si perde quasi subito. Il click della follia. La ragione non è parte del gioco. Non c’è gioco, invero. Ma non è stata distrutta. La distruzione è Kali stessa, con testa e ossa e pugnali insanguinati nelle mani. Kali, che nella paura degli uomini si arresta, per amore, ma che nella verità dei fatti rimane una pietra ferma. Nuda, il corpo in faccia, e teste mozzate tra le mani.
Nessun’altra immagine di Kali è mai stata realizzata. Il continuo nessun uomo potrà mai raccontarlo.

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