domenica 18 gennaio 2009

La sindrome del camaleonte

Di sicuro sto esagerando, ma le coincidenze si fanno sempre più schiaccianti ed i raptus cutanei sempre più frequenti ed evidenti. Sono infatti convinta di essere affetta da una malattia rarissima non ancora scoperta e di cui ancora non esiste la cura.
L’ho chiamata sindrome del camaleonte, anche se, da quello che leggo, i camaleonti nella realtà sono molto meno camaleonti di me e possono assumere un range assai limitato di colori, per lo più legati all’umore (arrabbiato, agitato, tranquillo, ecc.). Io invece mi trasformo con più facilità e sono molto sensibile all’ambiente in cui mi trovo, proprio come Zelig di Woody Hallen.
Fino a quando si tratta di accenti - perché se mi trasferisco a Milano dopo pochi minuti comincio a parlare milanese o se frequento degli americani il mio inglese diventa inspiegabilmente e marcatamente con quella cadenza lì - o di abbigliamento, è una tendenza ancora accettabile. Diventa però insopportabile quando scopri che i tuoi movimenti sono quelli di un’altra persona, e che le frasi, l’intercalare, il sistema di pensiero non ti appartengono affatto.
Sarà pure una coincidenza ma una mia amica mi ha detto di essere incinta ed io ho avuto un ritardo di 14 giorni. Subito dopo a mio cugino gli è venuto su un brufolo enorme che non è andato via per settimane ed il mio viso si è riempito di brufolini!!!!
Ovviamente la domanda che sorge è: ma io chi sono veramente??? E sebbene tale domanda sia, diciamo pure, definitiva (e non solo per me), in questo momento mi viene da ridere e mi arriva l’immagine di una fatina, assai birichina, che allegramente gioca a nascondino tra i mille colori e le mille sfumature di un grande arcobaleno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non vorrei spaventarti, ma in psicologia esiste la sindrome dlelo specchio o del camaleonte, con casi estremi illustrati in un
libro uscito di recente, si chiama il tribunale delle anime ed e' di Donato Carrisi, un concittadino criminologo scrittore.